Venezuela: Un paese petroliero senza cultura ambientale

Se è vero che il nostro paese supporta la sua economia sulla esplorazione e lo sfruttamento del petrolio e ci fa vedere nel come uno dei principali esportatori, internamente, nelle sue proprie aree operative abbiamo ancora molto da imparare in relazione alla gestione ambientale di tali compiti. Gli scarichi operativi siano piccoli o grandi, non possono più essere convalidati dal tecnicismo di essere «normale» o proprio di queste attività. Produciamo, oltre alla ricchezza generata dalla commercializzazione del petrolio e suoi derivati, un enorme danno irreparabile sempre più alla natura.

Contingenze, come si è verificato sul Fiume Guarapiche nei pressi della città di Maturin, capitale dello stato Monagas, e dopo lo sversamento di petrolio avvenuto nel Golfo del Messico, nel Continente, questo fatto avvenuto in Maturin diventa il più significativo, per l’impatto che ha fatto al principale serbatoio d’acqua dolce e alla sua biodiversità in questa regione.

Una situazione cronica e simile è l’inquinamento subito dal principale estuario d’acqua dolce in America Latina, il Lago di Maracaibo, Stato Zulia, che soffre dentro il suo seno il dolore di avere migliaia di chilometri di tubi corrosi dove passano centinaia di micro perdite al giorno, ciò toglie al Lago la propria capacità di auto-rigeneranti propria dei corpi idrici, perturbando significativamente i tesori ecologici associati con le foreste costiere di questa regione.

L’incidente avvenuto sul Fiume Guarapiche di Maturin, ha permesso che una notevole quantità di petrolio abbia entrato in contatto con l’acqua e i piani di emergenza azionati soltanto hanno potuto bloccare con barriere galleggianti il petrolio dalla superficie, è se si vuole, è una strategia che risolve solo una piccola parte del problema, perché organizzativa e tecnicamente non diminuisce gli impatti ecologici provocati.

Da qui che dalla prospettiva degli ambientalisti, suoniamo il campanello: vi è una grande risorsa senza nome, in questo caso di vite, di fauna silvestre, gli colpiti senza avvocati difensori, i non-umani, le vere vittime di questi contingenze ambientali, che non vengono presi in considerazione.

Come ambientalisti venezuelani, dolenti senza interessi politici o di qualsiasi tipo, se non quelli dalla tutela della natura, la sua flora e la fauna e del rapporto armonico tra l’uomo e il resto della biodiversità richiediamo di essere ascoltati nelle seguenti considerazioni:

1. I principali partner della natura sono le organizzazioni di conservazionisti, ecologisti e ambientalisti, e loro devono essere chiamati a rispondere per primi a quelle contingenze che generano impatto ambientale.

2. Tutti i cittadini che vivono in aree sensibili a questo tipo di contingenza petroliera, devono essere addestrati per aiutare la biodiversità colpita da questi sversamenti. Per essere parte della soluzione abbiamo bisogno della conscenza, una formazione adeguata per il salvataggio della fauna e flora selvatica e di non porre il veto alla volontà di aiutare per timori “comunicacionales” o politici.

3. Gli uccelli “petrolizados”, mammiferi e altre specie, devono essere aiutati in questo tipo di contingenze, anche se solo si salvi una vita, difendere il diritto alla vita è la nostra ragion d’essere come ambientalisti ed è questo nostro dovere. In questa zona tutti i venezuelani (umani e non umani) abbiamo gli stessi diritti di essere protetti.

Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia

Le Scuole Ecologiche o “Eco-Schools” soluzioni locali al cambiamento climatico.

Il programma Scuole ecologiche o “Eco-Schools” è una associazione o partnership tra il settore pubblico e privato, che aiuta alle scuole a implementare i concetti ambientali. Tra questi concetti, un argomento fondamentale nell’agenda ambientale è il cambiamento climatico nel mondo. Questo programma si è centrato su un’azione concreta, insegnare ai docenti e agli studenti delle diverse comunità oltre a riconoscere l’impatto dei cambiamenti climatici conseguire la bassa emissioni di carbonio nelle loro attività e comunità.

Il programma Scuole Ecologiche o Eco-Schools genera e promuove l’innovazione nella scuola e nella comunità. Le Scuole diventano il banco di prova di proposte per soluzioni associate al riciclo, risparmio energetico e dell’acqua, la riforestazione, le riduzioni delle emissioni di carbonio e programmi alimentari. I test servono a suscitare interesse e prensentare le proposte che si traducono in soluzioni reali per armonizzare con il nostro ambiente.

Per quanto riguarda le soluzioni per il clima, il programma Eco-Schools è un esempio di partnership innovative per adattarsi ai cambiamenti climatici, interessati al design e l’uso di nuovi metodi di funzionamento fuori dal comune. Le associazioni si sforzano di sviluppare e migliorare nuovi modelli operativi di business, prodotti, servizi e mercati. Le loro attività sui temi del cambiamento climatico si concentrano in cambiare le prassi aziendali e grazie alla assunzione di un gran numero di partner si può ridurre i rischi ei costi di innovazione.

La Scuola di Tecnologia Sandwich nel Regno Unito, ha migliorato le sue operazioni attraverso le Eco-Schools. Sandwich Tech ha trasformato i suoi metodi educativi e le operazioni con l’installazione di turbine eoliche e di altri sistemi di generazione di energia rinnovabili. Questa innovazione ha ridotto l’effetto di carbonio e generato economica, sociale e ambientale, per diventare un modello di sostenibilità per la comunità.

Il modello di Eco-Schools ha due caratteristiche. In primo luogo, come associazione di innovazione, incoraggia le scuole a trasformare le loro attività principali e mobilizza alle persone coinvolte con le scuole a cercare soluzioni concrete ai cambiamenti climatici. In secondo luogo, l’associazione funziona come una collaborazione del locale al globale con tutti i partner in condizioni di parità.

Il design dal piano locale al globale ha attirato a partner come il marchio delle auto Toyota e le società di servizi finanziari HSBC, che forniscono finanziamenti e assistenza tecnica alle Eco-Schools. Il programma permette alle aziende di collegare tra loro le aspirazioni globali connessi con le operazioni locali, come la Eco-Schools, che si concentrano sull’innovazione e l’adozione di prodotti e processi di basse emissioni di carbonio. Gli altri partner internazionali includono il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e l’Unione europea.

Il progetto di eco scuola ottiene finanziamenti, volontari e sostegno pratico a livello nazionale e internazionale che permettono al programma di prosperare in 50 paesi.

Mines Urban, una ONG con sede nel Regno Unito, interessati alla gestione dei rifiuti, è stata responsabile per la trasformazione di una Eco Scuola in Halifax, in Inghilterra. Il progetto, conosciuto come il Foot Print “Impronta Legera”, incoraggia ai bambini a fare un uso più efficiente dell’energia e ridurre gli sprechi riciclando a casa e nella scuola. Il progetto ha coinvolto la Halifax Bank of Scotland a sostenere le iniziative delle scuole locali in materia di istruzione sui temi del riciclaggio, l’energia e la sostenibilità. «Per noi, il successo è un vero senso di appartenenza al progetto e un impegno duraturo per l’ambiente da parte della comunità,» dice Gill Tatum, amministratore delegato di Mines Urban.

Questi tipi di collaborazione incoraggiano le scuole partecipanti e ai coordinatori nazionali per aiutare ai programmi di Eco Scuole in altri paesi e imparare da loro. Ad esempio, il Progetto Eco-Schools per l’innovazione e l’ambiente è un concorso internazionale sponsorizzato da Toyota nelle scuole partecipanti in Danimarca, Finlandia, Norvegia, Portogallo e Turchia. Il programma incoraggia le scuole per mettere a punto le proprie innovazioni e ridurre il loro impatto sull’ambiente.

La Fondazione per lo sviluppo della Scuola Elementare Privata di Ankara, in Turchia, ha vinto il concorso 2010 con il suo programma “Io Assumo la mia responsabilità», che mette gli studenti direttamente responsabile del consumo di elettricità in classe. In ogni classe sono stati installati i sistemi di interruttori di luce attivati da una scheda simile a quelli utilizzati nelle camere di alcuni alberghi. Uno studente è responsabile per la scheda per ogni classe. Grazie al progetto, che insieme al tema del risparmio energetico fa parte integrante del programma scolastico si è riuscito a ridurre il costo di energia elettrica dalla scuola e un ambiente migliore per tutti.

Associazioni innovatrice come Eco-Schools sono risorse per altre associazioni altrettanto innovative, con lo scopo di accelerare la transizione verso un basso tenore di carbonio e per i governi nazionali interessati a ridurre tali emissioni come una risposta necessaria al cambiamento climatico globale.

Traduzione: Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia / Fonte: Partnerships to tackle climate change.

Venezuela: “Un Avatar” convertido en Parque Comunal

La Estación Biológica “Pueblos de Agua” ha creado con el respaldo del Consejo Comunal Capitán Chico del pueblo de Santa Rosa de Agua, ubicado en la ciudad de Maracaibo del Estado Zulia, el primer Parque Comunal de manglar denominado “Tierra de Sueños”.

130 hectáreas de bosque de costa, acompañados de extensos humedales hacen el hábitat de una inmensa biodiversidad, que desde hoy pasan a ser el espacio verde y azul, que contara con la protección decidida de Investigadores, ambientalistas, biólogos, canta autores, artistas, pescadores, habitantes de la comunidad santarosarense, para así, defender mancomunadamente este hermoso bosque de manglar.

Dentro de este “Avatar” natural, se diseño un Sendero de Interpretación para el estudio del manglar rojo. 1,5 kilómetros por túneles de árboles de manglar de hasta 40 metros de altura y caminos que bordean parte de la costa del Lago de Maracaibo. Donde en una de las paradas de este Sendero, denominada Campamento Ecológico Antonio Moran “Titay”, fue el mirador de las tropelías del pirata Henry Morgan en el siglo XVII y en el siglo XIX, de la Batalla Naval de Maracaibo, que selló definitivamente la independencia de Venezuela.

Otro icono de este espectacular parque de manglar es que desde su inicio ya tiene su Guardaparque, un pescador lugareño de nombre Deglys Almarza, de origen indígena, habitante de la Isla de Toas, en la boca del Golfo de Venezuela, quien por mas de tres décadas ha sido su más ferviente defensor.

Desde este paradisiaco bosque, el realismo mágico del escritor García Márquez cobra vigencia y seguro estamos que el director de cine James Cameron para sus nuevas películas de Avatar, aun tiene mucho que aprender. Este santuario de la flora y fauna, llamado Parque Comunal “Tierra de Sueños”, se convierte así, en el gran tesoro científico, recreacional y cultural de la comunidad aborigen “Añu”, los llamados pueblos de agua, los paraujanos y sus 26 pueblos palafíticos (construyen sus casas sobre estacas en el lago, imitando las raíces del manglar rojo) que habitan en la Cuenca del Lago de Maracaibo.

Invitados todos, a conocer uno de los más importantes patrimonios ecológicos del Occidente de Venezuela y del mundo.

The Emeralds children from Colombia

Around 10,000 children aged from 10 to 15 years old are working with shovels and sieves the leftovers and debris of stones and mud from the emeralds mines in Muzo municipality, 90 kilometers north of Bogota, Colombia.

The work is to find tiny emeralds or dust from them escaped from the filter of the mine. They are deep green stones, considered by gemologists as the highest quality in the world. They also use the children to chop on very narrow tunnels.

Life in that town revolves around the exploitation of emerald mining and for that community “each one practices the mining where they want without relying on the community,” “everyone works on their own without relying on other families or associate with them.”

And of course, the parents themselves induce their children, even minors to the task of extracting the emerald. Thereby becoming, in one of the towns of the country with the highest illiterate population. The encouragement to school simply does not exist. Likewise, poverty and overcrowding is the common denominator in Muzo municipality (average 10 people per room). Where sexual abuse between siblings or parents to children, is on the agenda.

The exploitation of emeralds requires children a great physical effort and subject to various risks that endanger their physical integrity (when exposed to extreme temperatures, toxic odors or the presence of airborne dust, insect bites and / or animal bites, noises or vibrations permanent) and as the psychological impact, which shows a violation of their human rights as being minors. In Colombia, children of this mining town, breaks record in respiratory diseases, is the place with the highest number of sick children.

Few opportunities exist for these children. There, those who define their future is the greed, the ignorance, the impunity, the interests and the collective complicity of the Muzo residents. When we look at an earring, necklace or ring with emeralds, let us try to observe well those pieces , certainly in its most dense part, most intimate of that stone, we will discover the shape of the face of one of those children who remained without a future. By Lenin Cardozo / Mariana Jaramillo

Crisi alimentare e biocarburanti

Per i scienziati agricoli si sta avvicinando a passo giganteschi la crisi alimentare, denominato «tsunami silenzioso». Secondo Josette Sheeran, Programma Alimentare Mondiale, un organismo delle Nazioni Unite, un’ondata di inflazione dei prezzi degli alimenti si muove per il mondo, lasciando disordini e indebolendo governi nella sua scia. Ciò è confermato dalle statistiche che mostrano che per la prima volta in 30 anni stanno emergendo proteste per il cibo, la mancanza di cibo, simultaneamente in molti luoghi .

Ad esempio, in Bangladesh si hanno intensificato i disordini, la Cina comincia a sentire i rigori di queste carenze, i loro poveri, quelli che vivono con 10 “bolivares” al giorno, stanno tirando fuori i bambini dalla scuola e riduciendo le verdure per poter pagare il riso. Coloro che vivono con 5 “bolivares” al giorno stanno riduciendo la carne e verdure e uno o due pasti, in modo da poter comperare una ciotola di riso. E quelli più bisognosi, che vivono con 2 “bolivares” al giorno affrontano il disastro. In molti luoghi, la scarsità tradizionalmente di cibo significa in questi momenti carestia massiva. Le misure della crisi attuale sono la miseria e la malnutrizione. Le classi medie nei paesi poveri stanno rinunciando all’assistenza sanitaria ed eliminando la carne, per poter mangiare tre pasti al giorno.

Circa un miliardo di persone vivono con redditi non superiori a 5 “bolivares” al giorno. Secondo le stimazioni, se il costo degli alimenti aumenta del 20% (in America Latina e in Africa, questi prezzi sono aumentati molto di più), 100 milioni di persone potrebbero essere costretti a tornare al livello di povertà assoluta. In alcuni paesi, ciò annullarebbe tutto quello che è stato acquisito nella riduzione della povertà negli ultimi dieci anni di crescita. Dato che i mercati alimentari sono agitati, i conflitti civili sono in aumento, la crisi alimentare potrebbe diventare una sfida alla globalizzazione. A questa variabile macroeconomica che noi chiamiamo il cibo, ora deve aggiungere l’impatto della produzione sempre più accelerata di biocarburanti.

Mentre i biocarburanti sono stati pensati come chiave per combattere i cambiamenti climatici, essi (i biocarburanti) sono ottenuti da coltivazioni che a volte sono fondamentale per il sostentamento alimentare dei paesi sottosviluppati. Le coltivi per la produzione di biocarburanti, l´opzione energetica che si fa strada per la fornitura di benzina o gasolio come combustibile, cominciano ad avere una forte opposizione sociale. Le ONG provenienti da diversi paesi produttori di materie prime (semi di soia in Argentina e Brasile, ed olio di palma dall’Indonesia e dalla Malaysia) hanno denunciato le devastazioni della agricoltura industriale e coltivazioni energetiche: la deforestazione, lo spopolamento delle campagne, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque, il sovraffollamento nelle città e la fame.

Hanno inoltre avvertito che questi prodotti vegetali necessari da parte dei paesi sviluppati per i suoi automovili, sono vitali per il sostentamento fondamentale e la sua sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo.

Un rapporto delle Nazioni Unite ha avvertito che la corsa a produrre quantitativi di biocarburanti (dal mais, canna da zucchero, soia o palma) sta causando più deforestazione, la fame e facendo più poveri alle popolazioni rurali. Le Nazioni Unite non si oppone a impianti di carburante, ma teme che questa fonte di energia si sta sviluppando fuori di controllo e senza limiti di tutte le sue conseguenze. Per Jorge Rulli, ricercatore argentino «I biocarburanti si accentuano e aggravano gli attuali disordini di un modello agricolo che ha causato danni sociali e ambientali, così come la povertà in molti paesi», altrettanto spiega come «monoculture hanno provocato spostamenti massicci di popolazione alle città e la contaminazione dei campi.

L’industria agricola impiega a pochi lavoratori, e la disoccupazione rurale alimenta la disoccupazione urbana. Infine Rulli ha detto «trasformaremmo i nostri campi di soia in nuovi campi petroliferi». Nei paesi in cui hanno già cominciato i coltivi per produrre la materia prima per i biocarburanti, si comincia a notare la speculazione della terra; i prezzi sono diventati più costosi e non c’è dove mettere il bestiame, che cominciarono ad occupare le pianure e le sul ciglio della strada. »

Inoltre il suddetto rapporto delle Nazioni Unite indica anche che i coltivi energetici (cereali e canna da zucchero per l’etanolo, e oli di soia o di palma, dedicati a biodiesel) possono causare uno squilibrio nella catena alimentare. Il pericolo è che sianno destinati a questo scopo le terre, le acque e altre risorse a scapito delle merci. La scarsità e l’aumento dei prezzi potrebbe aggravare le condizioni dei poveri. In Messico, l’aumento dei prezzi delle tortillas di mais (l’alimento base della dieta messicana) a causa della deviazione di grano per la produzione di etanolo degli Stati Uniti ha suscitato grande inquietudine.

In Brasile, l’espansione della canna da zucchero per produrre etanolo ha trovato una resistenza inaspettata da parte del governo locale di Rio Verde (città prospera nello stato centrale di Goiás) e le imprese agricole, che hanno deciso di imporre al coltivo di canna da zucchero un limite del 10% dei terreni agricoli del comune. Ciò rappresenta 50.000 ettari, otto volte l’area già occupata dalla canna di zucchero nel comune, per la fornitura di una vecchia distilleria di alcool o etanolo. Per loro questo monocoltivo di canna è «uno tsunami verde che spezza la catena produttiva agro-alimentare» e «provoca tragedie sociali» e ambientali, se non sono controllati.

Inoltre, l’Unione europea, non molto indietro e ha intenzione diimportare grandi quantità di materie prime (palma, soia)provenienti da foreste tropicali, paludi e altri ecosistemi, e denunciare i gruppi ambientali europee. Per loro «I biocarburantisono una minaccia per le foreste», e mettere in guardia dei pericoli che incombono sul Ecuador, Colombia e Brasile. In Indonesia prevede di sviluppare i biocarburanti (legata allapolitica europea) di prevedere moltiplicando per 43 la produzione di olio di palma, che ha distrutto 20 milioni di ettari di foresta tropicale, secondo Veterinari Senza Frontiere.

Da questo spazio, dalle notizie di Channel Azul 24 e da Azul ambientalisti; proponiamo che la soluzione inizia con l’educazione ambientale, l`unica uscita per prendere coscienza e fare del risparmio energetico una proposta di vita. C’è accordo sul fatto che con i biocarburanti ci sono due pericoli eminente. Oltre alle conseguenze negative sulla produzione alimentare nel mondo e l’impatto sugli ecosistemi si stanno creando false aspettative e false speranze tecnologiche. Il pericolo è che si abbassi la guardia sul risparmio energetico e consumo responsabile, che sono le soluzioni chiave di cui abbiamo bisogno per mitigare il cambiamento climatico e avvicinarci ad un società più giusta, più armoniosa con l’ambiente.

Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia

Un cambio de ambiente troncó el destino del gavilán Cari-Care

En el extremo occidental de Venezuela sorprende siempre la belleza del gavilán Cari-Care a los estudiosos de la avifauna: De mediano arte activo, con ojos embriagados de lejanía, amoroso aventurero del aire, certero cazador, marrón oscuro la parte superior de su cabeza, el cuello blanco crema, pecho moteado de franjas rojas y amarillas, el resto de su cuerpo castaño prieto, fuerte su ganchudo pico, garras vigorosas.

Entre el sur del Lago de Maracaibo y los Andes Merideños, en Venezuela, se extiende una enorme llanura, ayer absolutamente selvática, hoy solo la cubren pastizales destinados a la cría de ganado vacuno o enormes siembras de plátanos (banano, cambur). Ayer, sobre aquellos gigantes representantes del bosque tenían sus nidos los gavilanes Cari-Care, hoy estos se apiñan sobre los pocos árboles dejados en pie.

Riegan, los dueños de esas fincas agrarias, sus pastizales o platanales, para mantenerlos en condiciones de producción optimas, con herbicidas, insecticidas, fungicidas, mas estas sustancias también matan a los sapos, las serpientes, las ranas, las lagartijas, los caracoles, las gallináceas silvestres, el alimento natural de los Cari-Cares, debido pues, a la brutal agresión contra su hábitat comenzaron estos hermosos falcónidos a emigrar hacia las tierras altas de los Andes Merideños en busca de rehacer su espacio vital.

Yo soy testigo de ello: Durante mis caminatas matinales por los alrededores de la ciudad de Mérida los veo llegar en escasas bandadas, macilentos, se posan en donde pueden para aliviar su cansancio, se les observa agotados, de mirada triste, medio desplumados.

No resulta corto el trayecto para lograr su futura sobre vivencia: desde El Vigía, capital administrativa de las tierras planas, calidas, del Sur del Lago de Maracaibo, subir hasta Mérida –la urbe- en un automóvil confortable, a una velocidad promedio de 70/90 kph se tarda hora y media su recorrido, ¿cuánto tiempo y energía requiere un gavilán para cruzar el mismo espacio?…

Los campesinos de esta parte alta del estado Mérida laboran la tierra con mejor sentido ecológico. Conservan en lo posible la flora nativa, sus cultivos se orientan en lo fundamental hacia las hortalizas, tubérculos (sobre todo la papa), la poca ganadería reclama necesariamente los procedimientos llamados intensivos: mayor cuidado tecnológico para un mejor aprovechamiento de los pocos espacios. Acá, con todos los contratiempos de la difícil contemporaneidad, el salivan Cari-Care podrá volver a soñar mientras remonta los aires en busca de la casa, a creer de nuevo en la naturaleza, en su verdor sin trampas, sin la muerte oculta, invisible de los plaguicidas.

GAVILAN

Va en paz con su destino el gavilán.

Veloz gallardete del estío cruza el azul matutino en un festín de libertad.

No necesita la razón para su vida hermosa.

La verde-parda tierra, los sembradíos, los cerros, alfombra del univoco juego del pequeño cazador imbatible.

No hay escogencias sino poesía del goce su destino, uno mismo y ser en la gratitud del arco iris, la única oportunidad.

Gualda garra grito gemido gesta. Pura fuerza pura. Puro valor puro. Pura mirada pura.

Lubio Cardozo, ecopoeta y escritor venezolano.

Venezuela: Un país petrolero sin cultura ambiental petrolera

Si bien es cierto que nuestro pais soporta su economia sobre la base de la exploracion y explotacion del petroleo y nos hace ver en el mundo como uno de los grandes exportadores, a lo interno, en sus propias areas operacionales todavia nos falta mucho que aprender en lo referente al manejo ambiental de esa labor. Los derrames operacionales sean pequeños o grandes, no pueden seguir siendo avalados por el tecnicismo de ser algo “normal” o propio de esas actividades. Producimos además de la riqueza que genera la comercialización del petróleo y sus derivados, un inmenso daño cada vez mas irreparable a la naturaleza.

Contingencias como la ocurrida en las cercanías de la ciudad de Maturín capital del Estado Monagas, después del derrame de petróleo acontecido en el Golfo de México, en el Continente, pasa a ser el más significativo, por el impacto que ha hecho al principal reservorio de agua dulce de esa región y a su biodiversidad.

Situación crónica y similar es la contaminación que padece el principal estuario de agua dulce de Latinoamérica, el Lago de Maracaibo, estado Zulia, que sufre dentro de sus entrañas el interminable dolor de poseer miles de kilómetros de tuberías corroídas que filtran cientos de micro derrames al día, la cual lo imposibilita a mantener su capacidad auto regeneradora propio de los cuerpos de agua, perturbando considerablemente los tesoros ecológicos asociados a los bosques de costa de esa región.

El derrame ocurrido sobre el Río Guarapiche de Maturín, permitió que un volumen importante de crudo entrara en contacto con sus aguas y los planes de contingencia accionados solo lograron detener con barreras flotantes el petróleo de la superficie, para luego capturar, es si se quiere, una estrategia que solo resuelve una parte muy pequeña del problema, porque organizativa y tecnicamente no alivia los impactos ecológicos ocasionados. Y es ahi, donde desde la perpectiva de los ambientalistas, hacemos el llamado de atencion: existe un gran activo innombrado, en este caso de vidas, de la fauna silvestre, los afectados sin abogados defensores, los no humanos, las verdaderas victimas de estas contingencias ambientales, que no son atendidos.

Como ambientalistas venezolanos, como dolientes sin intereses políticos o de cualquier índole, que no sea la protección de la naturaleza, de su flora y fauna, de la armoniosa relación de los humanos y el resto de la biodiversidad exigimos ser escuchados ante los siguientes planteamientos:

Los principales aliados de la naturaleza son las organizaciones conservacionistas, ecologistas y ambientalistas y ellas deben ser las primeras convocadas ante aquellas contingencias que genere impacto ambiental.

Todos los ciudadanos y ciudadanas que habitan en las áreas sensibles a este tipo de contingencia petrolera, deben estar capacitados para auxiliar a la biodiversidad que se vea afectada por estos derrames. Para ser parte de la solución necesitamos el conocimiento, un adecuado entrenamiento para el rescate de la fauna y flora silvestre y no vetar la voluntad de ayudar por temores comunicacionales o políticos.

Las aves petrolizadas, mamíferos y demás especies, deben ser auxiliadas, atendidas en este tipo de contingencias, así sea una sola vida la que se salve, defender el derecho a la vida es nuestra razón de ser como ambientalistas y a ello nos debemos. En este territorio todos los venezolanos (humanos y no humanos) tenemos los mismos derechos a ser protegidos.

Los niños esmeraldas de Colombia

Alrededor de 10 mil niños entre 10 a 15 años de edad trabajan filtrando con pala y tamices las sobras y desechos de piedras y lodo provenientes de las mimas de esmeraldas en el municipio de Muzo, a 90 kilómetros al norte de Bogotá, Colombia. El trabajo consiste en buscar minúsculas esmeraldas o polvo de ellas escapado del filtro de la mina. Son piedras de un intenso verde, consideradas por los gemólogos como las de mayor calidad del mundo. También utilizan a los niños para picar en túneles demasiado angostos.

La vida en ese municipio gira alrededor de la explotación de esmeraldas, y para esa comunidad minera «cada uno practica la minería donde quiere sin apoyarse en la comunidad»; «cada uno trabaja por su cuenta sin depender de otras familias o asociarse con ellas». Y por supuesto son los propios padres quienes inducen a sus hijos, aun bien menores, a la faena de la extracción de la esmeralda. Convirtiéndose así, en una de las localidades de ese país con mayor índice de población analfabeta. El estimulo a la escuela simplemente no existe. Así mismo, pobreza y hacinamiento es el común denominador en Muzo (promedio 10 personas por cuarto). Donde el abuso sexual entre hermanos o de padres a hijos, esta a la orden del día.

La explotación de esmeraldas exige a los niños y niñas un gran esfuerzo físico y los somete a diferentes riesgos que ponen en peligro su integridad física (al exponerlos a temperaturas extremas, olores tóxicos o la presencia de polvo en el ambiente, picaduras de insectos y/o mordeduras de animales, ruidos o vibraciones permanentes) e igual los impacta psicológicamente, lo que evidencia una violación a sus derechos humanos por ser menores de edad.

En Colombia, los niños y niñas mineras de ese municipio, baten record en enfermedades respiratorias, es la localidad con el mas alto nivel de menores enfermos. Pocas oportunidades hay para esos niños. Allí quienes definen su porvenir son la codicia, la ignorancia, la impunidad, los intereses y la complicidad colectiva de los habitantes de Muzo.

Cuando veamos un zarcillo, collar o anillo con esmeraldas, tratemos de observar bien esas piezas, seguro que en su parte más densa, más intima de esa piedra, descubriremos la silueta del rostro de uno de esos niños que se quedo sin futuro.

Tambièn los àrboles la historia del humano tejen

Teofrasto de Eresos (ciudad de la isla de Lesbos, Grecia, 372-288 a J.C.), filosofo peripatético, discípulo de Aristóteles y sucesor de éste en la rectoría del Lyceo, se ocupo con el rigor lógico aprendido de su Maestro, de las plantas. Viajo por las costas mediterráneas de África: Egipto, la Cirenaica (hoy Libia), Siria, para recopilar especies vegetales; luego, ya en los cubículos del Lyceo de Atenas, las compararía, analizaría, las entrelazaría con la botánica helénica.

Descubrió, entre muchas verdades del reino del verdor, como los árboles, la hierbas sativas han contribuido de manera ostensible en el tejido, en la relación cultural, entre los diversos pueblos del entorno geográfico conocido para ese entonces, en los niveles de la agricultura, farmacopea, industrias, arquitectura -las columnas hechas con los cedros del Líbano-, arte, mitología y en la poesía. Se conservan, favorablemente, de Teofrasto aun dos de sus libros de botánica, su Investigaciones sobre plantas, su Tratado de las causas de la vegetación,

estudios muy serios desarrollados mediante la metodología de la episteme griega de la escuela aristotélica. Después de Teofrasto se publicaron diversos volúmenes sobre esta ciencia en Occidente aunque solo representaron meros aportes cuantitativos. Será esta vez en el siglo dieciocho de nuestra era, cuando se repite una sorprendente eclosión sobre estos saberes, el salto botánico aportado por Carlos Linneo (Suecia, 1707-1778).

Descubrió este acucioso científico -¡por fin!- el único método cabal de clasificación del reino vegetal con base a una sistematización de los órganos sexuales de las plantas. Entendió así mismo Linneo –al manejar la pluralidad de especimenes venidos de disímiles partes del planeta- la importancia de los árboles en el fortalecimiento de la dinámica de las relaciones de las sociedades humanas. Parte de estas investigaciones integran dos de sus grandes obras rotuladas Sistemas de la naturaleza, Fundamentos de botánica.

Pero ¿Cómo tejen los árboles la historia del humanus? He aquí un ejemplo ofrecido por el mismo Linneo: Cuando sobre su mesa en el laboratorio, para su estudio, le obsequiaron una rama de guayabo

–con sus hojas, sus flores, sus frutas- procedentes de las selváticas planicies del Orinoco, el botánico se admiro por lo apetitosa de su fruta, el penetrante aroma, su gustoso colorido más por sobre todo sus abundantes semillitas: este ultimo detalle trajo de inmediato a su memoria otra fruta originaria de las tierras mediterráneas de África, la granada.

Vinculó por este recuerdo, mediante un gracioso ludismo etimológico, a los dos árboles productores de dichas pomas, aunque Linneo sabia muy bien la distancia taxonómica entre ambas plantas –la primera es Psidium es la versión latina del vocablo griego side, nombre del granado en esa lengua.

Aparecía así en el glosario botánico un injerto solo nominativo, un enlace nunca proveniente, de la scientia amabilis sino de lo afectivo, del homenaje, de las remembranzas culturales de Linneo al enhebrar un árbol novomundano genesiatico de las florestas orinoquenses de la Zona Tórrida, de la poetizada por Andrés Bello con su “Salve, fecunda zona, / que al sol enamorado circunscribes»”… el Nuevo Mundo, con otro, el granado cuya ascendencia histórica, mitológica, se disemina en antiquísimas civilizaciones agrarias de los pueblos mediterráneos, el taxonomizado por Linneo Punica granatum L., de la familia vegetal Punicaceae.

El guayabo propiamente abolengo artístico, referencias mitológicas nunca ha poseído. Aunque por su descomunal abundancia, otrora, en las extensas sabanas selváticas situadas al sur de Orinoco dotó de un nombre a esas regiones: Guayana. Guayana significa “tierra de la guayaba” en al lengua de los primigenios íncolas de esos bosques.

Sin embargo, este esbelto árbol autóctono si una vez dejo oír su voz, la escucho un poeta de Los Andes merideños (Venezuela), y una oda al guayabo compuso, un eco-poema,

“El árbol un árbol que mi escudo lleve un árbol, que sea mi referencia totèmica, un àrbol, que se nos conozca por defensores de algún árbol, vale la huelga la marcha la excomunión por un árbol.

Quiero ser arruyado en mi lecho final por aquel árbol de guayabas en el potrero del universo.

Rezongare Y mi revolución será siempre Guayaba color árbol.”

Poema de Alejandro Cardozo Uzcategui (Mérida, Venezuela, cardozouzcategui@gmail.com).

Más también la voz “guayabo” pasó a las composiciones melódicas del folklore venezolano con una resonancia muy singular: esencia el plano evocado de una metáfora expresante del doloroso recuerdo erótico, de la nostalgia del amor no realizado. Grata esta estrofa de pie quebrado,

“Si dices que te vas lejos ay caramba no te olvides del pasado. De un amor que se ha querido ay caramba siempre le queda el guayabo.”

En fin, de modo categórico Teofrasto, Linneo, otros muchos botánicos prueban el poder civilizatorio de los árboles, arbustos, hierbas; su continuo entrelazar las culturas de pueblos disímiles, apuntando siempre al beneficio del humano, en todas las estructuras materiales o espirituales de la organización social.

¿Es tan difícil entender esto? ¿Es tan complejo acaso discernir que la contienda entre la civilización y el Planeta Azul debe convertirse, a la mayor brevedad, en una convivencia para la sana obtención de beneficios recíprocos, de utilidades equiparables, de tomar pero de inmediato retribuir, de intercambio de riquezas en una relativa equivalencia, entre la Tierra y la civilización?…

¿Que las madereras, los aserraderos necesitan árboles? Pues bien, ¡Siémbrenlos! No se los roben mas al bosque, a la vida silvestre. No de otra manera podrá ser el proceso en cuanto implica esta impostergable compensación entre los dos vivires, el del Planeta, el del humanus. El necesario encuentro, diferentemente. ¿Es tan difícil entender esto?.

Por Lubio Cardozo. Eco-Poeta y ensayista venezolano.