L’anno 2011 chiude con un saldo di 900 milioni di persone nel mondo che soffrono di quasi totale mancanza di acqua potabile e si stima che arriveranno a 2,5 miliardi entro il 2025. Anche se il problema è globale, sembra che i paesi sottosviluppati siano quelli che soffriranno di questa agonia, a causa della crescita in aumento della popolazione (si stima che nascono in questi territori il 95% dei 80 milioni di persone che ogni anno aumenta la popolazione mondiale).
In questo senso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’UNICEF, hanno detto che 24.000 bambini muoiono ogni giorno in America Latina, nei Caraibi e nell’Africa per cause prevenibili come la diarrea, colera, infezioni virali e parassitarie, malattie come la malaria e la tubercolosi, tutte queste conosciute per esercitare un forte effetto depressivo sul sistema immunitario prodotto dall’acqua contaminata. Si stima che un bambino soffre fino a quattro episodi di diarrea all’anno.
I bambini e le bambine di queste paesi hanno anche la possibilità di avere diarrea fino a 240 volte superiore rispetto ai bambini e le bambine dei paesi sviluppati. Tutto questo porta come conseguenza della mancanza di acqua potabile in queste regioni, che un bambino muoia ogni tre secondi e mezzo.
Secondo l’OMS, dal punto di vista della distribuzione, si stima che sono necessari per persone 50 litri di acqua al giorno. Avendo 55 paesi un consumo di acqua potabile per persona/giorno sotto il minimo. In America Latina, per esempio, consumiamo una media di 250 litri per persona/giorno (in cui solo lavarsi i denti con il rubinetto aperto, si consumano circa da 10 a 20 litri e da 45 a 50 litri a usare il gabinetto). A proposito, un lavaggio di veicolo con un tubo flessibile può consumare circa 500 litri di acqua. Mentre in alcune parti dell’Africa non raggiungono i 2,5 litri di acqua per persona.
Il dibattito globale è centrato sul tema ricorrente dell’ambiente. Ed in particolare alla nuova malattia del pianeta, il cambiamento climatico. Che sta causando il scioglimento dei poli, l’aumento delle temperature e il volume dell’oceano, tra le altre conseguenze. Secondo il Panel internazionale sul cambiamento climatico, questi eventi si riflettono drammaticamente nei paesi africani, Centro e Sud America e nei paesi di Oceania.
Si prevede che l’erosione dell’acqua corrente, i flussi dei fiumi e la disponibilità d’acqua diminuisca in queste regioni, accompagnata da frequenti inondazioni e siccità. Oltre alla deforestazione incontrollata e lo sviluppo agricolo senza controllo, dighe e sistemi di irrigazione sono gli altri responsabili della scarsità del nuovo e vitale «petrolio bianco».
Naturalmente che i paesi sviluppati hanno preso le sue precauzioni, i recolonialisti o neocolonialisti, stimolando iniziative di privatizzazione dell’acqua potabile in base a presunte azioni «ben intenzionate» per ridurre la povertà, la riduzione del debito, la liberalizzazione del commercio e sviluppo economico.
Cosa fare? Nel attivismo ambientale, la partecipazione dei cittadini è la soluzione. L’agenda pubblica dei nostri paesi, richiede la considerazione di più azioni, leggi, interventi sulle questioni ambientali. È necessario indicare la strada. Queste azioni devono essere collettive, militante e disinteressate. L’obiettivo è senza frontiere, senza esclusione, è un obiettivo superiore: la vita.
Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia
Hugo E. Méndez U.